L’ Autorità Garante per la protezione dei dati personali ha recentemente comminato due sanzioni, per complessivi 110mila euro, al Ministero dell’Interno per la diffusione da parte di due Questure, nel corso di conferenze stampa “di immagini e video di persone arrestate o detenute, lesivi della loro dignità, senza che la divulgazione fosse giustificata da necessità di giustizia o di polizia”.
Nel corso dell’istruttoria non è emersa alcuna necessità di divulgare le immagini in questione, in aggiunta alle altre informazioni già fornite alla stampa. Nel caso specifico, il soggetto ritratto si trovava peraltro in quella che la consolidata giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione qualifica come una “situazione di momentanea inferiorità, uno stato di soggezione (es: posizione forzata del soggetto, ritratto in primo piano senza il suo consenso, in una situazione obiettivamente umiliante).
La notizia merita attenzione perché offre un esempio concreto di quello che viene definito un trattamento non necessario, eccedente e lesivo della dignità della persona, che deve essere tutelata in ogni situazione.